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Lavorare con il suono – Lavorare con le note

Gli artisti visivi, quando decidono di produrre un’opera, si procurano i materiali in molti posti diversi. Lo stesso accade per la moderna computer music, e una composizione può essere costituita da suoni che il compositore trova in natura oppure da suoni generati dal computer.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, alcuni compositori cominciarono a lavorare direttamente sul suono con l’aiuto di mezzi elettroacustici. All'inizio i compositori lavoravano con le note, e la maggior parte di coloro che scrivono musica al giorno d’oggi lavora ancora così.

Le note sono un buon modo per memorizzare la musica, e permettono di eseguirla senza bisogno che il compositore sia presente per spiegare come la composizione debba essere suonata.

Sebbene le note che usiamo oggi appaiano quasi del tutto identiche a quelle usate centinaia di anni fa, al giorno d’oggi esistono molti nuovi simboli musicali. Anche le tecniche esecutive si sono sviluppate, e molte cose che i musicisti fanno ora non erano così comuni, ad esempio, al tempo di Beethoven.

Le note sono simboli con i quali è facile lavorare utilizzando il computer. Il modo migliore per inviare informazioni a strumenti elettronici come il sintetizzatore o il campionatore è attraverso il MIDI. Il MIDI è un “linguaggio musicale” che consiste soltanto di simboli elettronici, e soltanto di poche “parole”. Sebbene i computer lavorino con simboli elettronici, le note e le informazioni che trasmettono sono uguali a quelle di un tempo.

Il compositore francese Pierre Boulez ha scritto che in questo secolo la società si è preoccupata troppo del passato e di come il nuovo potesse essere adattato al vecchio. Boulez crede che si diventi meno creativi quando riflettiamo su cosa è accaduto nel passato invece che concentrarsi sul presente. Questo tipo di ragionamento riguarda i compositori di musica d’arte, che hanno spesso ricercato nuovi modi di fare musica.

Una nuova metodologia di fare musica nel 20° secolo prende il nome di musica elettroacustica. Sin dagli anni ’80, nella musica elettroacustica, lo strumento più utilizzato è stato il computer. All'interno della macchina "computer" il suono è considerato alla stregua di numeri, una lunga serie di 0 e 1. I compositori continuano a lavorare direttamente con il suono e creano musica ricercando, modificando e mettendo assieme suoni in modi diversi. Le parole potrebbero trasformarsi in canti di uccelli, per esempio, o il ticchettio dell’orologio diventare il suono di una porta che sbatte. Diversi programmi che eseguono questo genere di elaborazioni si trovano in DSP, sotto la voce “modifica” nel menu.

Quando si crea musica lavorando sul suono con queste tecniche, la composizione diventa spesso un viaggio di scoperta che porta a relazionarsi con elementi a noi poco conosciuti. E’ inoltre possibile organizzare i suoni in base a formule e principi matematici. Poiché non sono necessari strumenti complessi per suonare questo genere di musica, c’è una maggiore libertà compositiva in termini di altezza, dinamica e tempo. Tutto ciò si differenzia, ovviamente, dalle composizioni eseguite in base alla note suonate dai comuni strumenti che conosciamo.

La musica contemporanea è spesso difficile da ascoltare in quanto organizzata in maniera differente rispetto alla musica tradizionale. La computer music risulta particolarmente ostica per orecchie poco allenate, perché i suoni stessi non sono familiari. Allo stesso tempo, però, è semplice lavorare con questo genere di musica, in quanto la computer music utilizza anche suoni riconoscibili da tutti e con cui è possibile relazionarsi. Possiamo organizzare i suoni in un nuovo contesto e produrre nuove associazioni ed esperienze per l’ascoltatore con mezzi piuttosto semplici.

Nella computer music, l’orecchio stabilisce cosa è musica e non in che misura la musica rispetta una tradizione.