La storia della musica elettronicaNel corso della storia, la musica è stata collegata alla tecnologia e alle nuove invenzioni. Gli antichi flauti ossei rinvenuti in siti risalenti all'età della pietra dimostrano l'alta qualità sia dell'artigianato ma anche una certa conoscenza dell'acustica. Questi bellissimi richiami di bronzo risalente a 3.000 anni fa rappresentano un'eccezionale espressione artistica nell'ambito della fusione e della lavorazione dei metalli.
Dal basso Medioevo (XIV sec.) in poi, in particolare nel periodo barocco, gli organi testimoniano che la tecnologia e la meccanica di precisione erano ad un livello elevato di sviluppo, così come lo erano le soluzioni creative nella progettazione degli organi. Alcuni ricercatori sostengono che la meccanica di precisione negli organi, nei carillon, negli organetti a rullo e negli orologi furono un presupposto indispensabile per la rivoluzione industriale nel 1700.
La musica ha contribuito alla nascita delle nuove tecnologie così come si è servita degli sviluppi tecnologici. I musicisti ed i compositori creativi sono interessati a trovare nuove espressioni e nuovi mezzi e la musica ha sempre figurato accanto alle nuove tendenze elettriche ed elettroniche di questo secolo.
Un nuovo tipo di sviluppo riguarda gli strumenti, nel senso ampio del termine, una ricerca di nuovi timbri e toni, qualcosa di completamente nuovo e mai sentito prima, un'espressione unica. Ciò ha spesso coinvolto componenti elettrici/elettronici che producono (generano) il suono. Un'altra tendenza che si riscontra è l'uso dei microfoni e dell'amplificazione dei suoni più o meno noti degli strumenti tradizionali. Vengono in mente la chitarra elettrica, i pianoforti elettrici e tutti gli organi elettronici.
Uno strumento curioso, il "Telharmonium," è stato costruito da Thaddeus Cahill in Massachusetts (USA). Lo realizzò sulla base di un'insieme di dinamo, ognuna delle quali produce un suo tono. Il musicista poteva variare il tono dopo che era stato emesso ed era possibile ottenere diversi livelli di intensità. Cahill ebbe bisogno di molti generatori pesanti. Quando completò una versione dello strumento per inviarlo a una mostra a New York nel 1906, questo pesava 200 tonnellate ed era grande come una locomotiva. Tentò anche di trasmettere la musica attraverso le linee telefoniche, e questo tentativo fu molto popolare poiché il sistema telefonico relativamente semplice dei tempi collassò.
Fino al 1940 c'era stato anche un grande interesse per l'organo da teatro installato nei cinema, questo era una forma tecnicamente avanzata dello strumento tradizionale. Simile ad una armonica o una fisarmonica, il suono era creato dall'aria che è costretta a passare attraverso varie linguette di metallo di piccole dimensioni, mettendole in vibrazione. L'organo comprendeva inoltre strumenti a percussione. Questi organi producevano suoni che somigliavano a molti tipi di strumenti, con una vasta gamma di possibilità timbriche. Un esecutore esperto di organo operando su 3-4 manuali (file di tasti ovvero tastiere come quelle di un pianoforte) e pedali, e dopo aver imparato l'arte di produrre dei buoni timbri (regolazione dei registri), era subito in grado di creare variazioni efficaci e d'impatto. Per i teatri era più economico assumere un solo uomo che una intera orchestra per accompagnare i film muti. Gli organisti divennero inoltre famosi dando piccoli concerti prima e dopo i film, e, talvolta, i concerti erano considerati più importanti rispetto ai film stessi. Anche quando arrivarono sulla scenai film dotati di sonoro, gli organisti eseguivano dei concerti nelle sale cinematografiche e spesso suonavano in aggiunta alla colonna sonora del film.
Intorno al periodo della prima guerra mondiale, molti paesi erano diventati piuttosto industrializzati. L'automobile aveva cominciato a sostituire i carri trainati dai cavalli, e le navi a vapore e le motonavi stavano gradualmente sostituendo le navi a vela. Dirigibili e aeroplani erano una vista familiare in diversi paesi e molti avevano capito il potenziale di queste macchine come mezzo di trasporto per il futuro.
Molti artisti avevano l'aspirazione di creare una nuova musica per un mondo nuovo - per la gente del futuro. Si sviluppo' il desiderio di includere elementi sonori presi dalla vita quotidiana - sirene, auto, treni e macchine. Gli italiani Luigi ed Antonio Russolo scrissero i manifesti del modernismo e utilizzarono il rumore come mezzo artistico non convenzionale nella loro musica. Il compositore francese Edgar Varèse utilizzò il rumore anche negli ensemble tradizionali come un modo per creare nuove espressioni musicali. Clicca qui here per ascoltare un estratto di "Ionisation" di Varèse.
Una innovazione davvero significativa si ebbe con l'invenzione della valvola termoionica sviluppata da Lee de Forest negli Stati Uniti nel 1907. Questa invenzione, e gli sviluppi successivi con il transistor e microchip, non solo hanno portato cambiamenti all'elettronica, ma anche alla musica. La valvola termoionica ha consentito di amplificare i segnali provenienti dalla radio, dalla TV, dal grammofono e dalle registrazioni su nastro. È stato anche possibile realizzare oscillatori (combinazioni di tubi, condensatori, resistenze e altri componenti elettronici), che servivano come base per nuovi strumenti che sarebbero poi stati inventati, gli elettrofoni, come sono chiamati in musicologia sistematica. Ci sono stati molti tentativi di sviluppo di nuovi strumenti, la maggior parte dei quali non è mai andata oltre la fase sperimentale. Qualcuno ha voluto ricreare suoni di tutti i giorni con gli strumenti elettronici, mentre altri si sono allontanati dal rumore e hanno cercato nuovi timbri eterei o strani che non erano mai stati sentiti prima. Anche gli armonici che erano solo teoricamente ricreabili interessarono i pionieri della materia.
Non furono comunque sviluppati strumenti di molta importanza per la musica fino allo "Eterofono" inventato dal russo Leon Theremin a San Pietroburgo nel 1918. Lo strumento è stato completato nel 1924, brevettato e prodotto dalla RCA (Radio Corporation of America, una società di elettronica che divenne un importante network radiofonico e produttore discografico) negli Stati Uniti nel 1928. Lo strumento aveva uno speciale oscillatore che era influenzato da come il musicista interagiva con delle "antenne". Le versioni successive avevano tastiere con o senza tasti, come in un violoncello.
Lo strumento poteva eseguire dei glissati, ma aveva anche impostazioni tali che rendevano possibile eseguire incrementi cromatici di semitono.
Moltissima musica è stata scritta appositamente per questo strumento. Clicca qui per ascoltare un estratto da "Vocalise" di Sergej Rachmaninoff.
Più o meno nello stesso tempo, il tedesco Jörg Mager costruì il suo "Sphärophon", che si basa su un principio simile a quello del Theremin. Qui, due condensatori rotanti sono stati usati al posto delle antenne. "Sphärophon II" era il nome della versione avanzata dello strumento che aveva due manuali e una pedaliera. Lo strumento di Mager ha ricevuto una buona dose di attenzione quando è stato utilizzato per riprodurre suoni elettronici di campane nel Parsifal in una performance a Bayreuth.
Lo strumento che ha attirato la maggior attenzione da compositori di quel tempo, tuttavia, era il "Trautonium", sviluppato dalla tedesca Friedrich Trautwein nel 1930. Il primo strumento aveva una sola voce cui seguì e una versione multi-voce. Una regolazione non-incrementale dei volumi tonali era possibile attraverso una sorta di una tastiera (come un cilindro), con interruttori e pulsanti che operavano dei cambiamenti nella qualità del suono. Lo strumento è stato brevettato e commercializzato dalla Telefunken in Germania e fu il primo strumento musicale elettronico prodotto in serie. Anche se al giorno d'oggi ci appare molto semplice, ha rappresentato la forma più alta possibile di mezzi elettronici che era disponibile all'epoca e che fu sviluppata specificatamente per scopi musicali. Clicca qui per ascoltare un estratto da "Langsames Trautonium Stück für und Rondo" di Paul Hindemith.
Lo strumento elettronico del periodo tra le due guerre che è sopravvissuto più a lungo è lo "Ondes Martenot" (Onde Martenot). Prende il nome dal suo inventore francese Maurice Martenot che ha sviluppato lo strumento intorno al 1928. Lo strumento è costruito su un oscillatore principale circondato da altri oscillatori. Questi generano una sola nota alla volta. Si suona utilizzando una normale tastiera insieme ad altri controlli ed è semplice ottenere glissandi ed altri effetti speciali. Lo strumento dispone anche di un ampia gamma di dinamiche.
Lo strumento è rimasto in uso in quanto viene utilizzato in importanti opere di Olivier Messiaen (Turangalîla Sympohy dal 1948), di Arthur Honegger e di André Jolivet. Clicca qui per ascoltare un estratto da "Chant d'Amour" dal "Turangalîla Symphony."
Un altro tipo di strumento di successo fu sviluppato negli Stati Uniti per imitare i suoni di altri strumenti. Fu chiamato l'organo Hammond (dal nome dell'inventore Laurens Hammond) ed è entrato in produzione nel 1935. Si tratta di uno strumento elettronico, non un organo vero e proprio. È stato usato nelle chiese e nelle sale cinematografiche, ma è stato particolarmente popolare come uno strumento musicale per le case a causa delle sue dimensioni relativamente ridotte e per il numero di possibilità sonore. Lo strumento ha poi trovato la sua strada in orchestre da ballo, big band, e persino nei ristoranti nonché nei palazzetti dello sport come le piste di hockey su ghiaccio. Gli organi da concerto di grandi dimensioni potevano avere tre manuali e un set completo di pedali come un organo da chiesa.
Il suono di un organo Hammond viene generato elettromagneticamente da alcune "ruote tonali" specificamente costruite che girano in campi elettromagnetici. Alcune ruote tonali forniscono l'armonica fondamentale del suono mentre le altre forniscono lo spettro delle parziali. Alcuni organi hanno dei registri di fabbrica (timbri), ma la maggior parte combina con libertà una serie di registri predeterminato per variare i suoni usando una serie di leve.
Il suono viene amplificato ed inviato agli altoparlanti che possono essere situati nel corpo dello strumento, nella panca dell'organo o montati separatamente. Gli altoparlanti possono anche avere un cosiddetto "effetto Leslie": alcuni di questi (il più delle volte i tweeter) ruotano creando un effetto speciale.
Recentemente, l'organo Hammond è stato oggetto di rinnovato interesse entro alcuni generi di musica rock e jazz.
Una forma completamente nuova di musica è stata sviluppata alla fine degli anni '40 nell'ambiente della radio di Parigi. Il suono poteva essere facilmente registrato su dischi per grammofono, suoni sia musicali che naturali, suoni “concreti” presi dalla vita quotidiana. Questi suoni potevano essere riprodotti rapidamente o lentamente, in avanti o all'incontrario, una tecnica che è stata utilizzata fin dal 1920 e che riconosciamo dalla musica suonata da alcuni disc jockey e nella musica rap di oggi.
Pierre Schaeffer attirò l'attenzione con il suo lavoro "Etude Train" in cui una serie di registrazioni dei treni in vari stadi di locomozione - a tutta velocità, in avviamento ed in frenata – è stata sviluppata utilizzando una serie di tecniche per creare un pezzo ritmicamente giocoso. Insieme con Pierre Schaeffer, Pierre Henry scrisse anche "Sinfonia per un uomo solo" che è un lavoro commovente ed espressivo. Clicca qui per ascoltare un estratto da "Etude Train".
Appena prima della II Guerra Mondiale fu sviluppata una tecnica per registrare il suono trasformando gli impulsi del microfono in variazioni elettromagnetiche che potevano essere memorizzate su di un cavo d’acciaio. Queste registrazioni magnetiche potevano essere riprodotte attraverso una particolare testina, amplificate e restituite come suono per mezzo di altoparlanti.
Durante la guerra fu sviluppato un nuovo mezzo di memorizzazione: un nastro di plastica lungo, stretto ed estremamente sottile su cui era applicata una pasta di metallo a grana sottile che poteva essere magnetizzata e smagnetizzata. Il nastro fu poi perfezionato e trasformato nel nastro delle bobine, delle cassette e dei DAT.
Questo nuovo strumento rese più facile produrre “musique concrèt”. Si poteva tagliare il nastro in pezzi, copiare i suoni, raggruppare le parti, suonarle a differenti velocità, in avanti o all’indietro. In più il suono poteva essere elaborato per mezzo di modulatori. Era possibile modificare le caratteristiche del suono, e “mascherare”, per esempio, il suono di uno strumento a noi noto.
Se suoniamo una nota al pianoforte possiamo udire il caratteristico colpo del martelletto ed un suono che lentamente scompare. Se invece riproduciamo una nota di piano al contrario il suono acquista potenza gradualmente e si interrompe bruscamente come qualcosa di indefinito, quasi come stessimo ascoltando un accordion. Se tagliamo l’inizio di un suono risulta spesso difficile stabilire quale strumento l’abbia prodotto.
Effetti del genere erano usati costantemente nella “musique concrète”. I compositori creavano differenti “oggetti sonori”, che poi assemblavano in insiemi più grandi. Chiamavano i loro lavori “drammi sonori” piuttosto che composizioni.
Nel 1955-56 Stockhausen compose “Gesand der Jünglinge”, che rimane tuttora uno dei classici di quel periodo pioneristico. La composizione si basava su un racconto biblico di tre ragazzi che, a Babilonia, furono gettati in un forno acceso senza che i loro capelli prendessero fuoco. Il lavoro di Stockhausen consisteva di cinque nastri (successivamente remixati in quattro) realizzati nello studio di Colonia. La composizione combinava la voce di un soprano maschio - che canta l’inno nel forno rovente - con effetti elettronici. Molti dei suoni elettronici erano stati realizzati partendo dalla voce del soprano, che era stata scomposta nelle sue componenti sonore e che serviva da base per le successive elaborazioni o trasformazioni in suono elettronico. Le consonanti PKT diventano bruschi impulsi, le vocali A O U Æ quasi delle sinusoidi, S SCH CH F bande di rumore e la V un timbro vocale prima dell’esplosione. Clicca qui per ascoltare un estratto da "Gesang der Jünglinge."
Estratto da “Kontakte”
Con l’avvento della “musique concrète” i tecnici divennero parte integrante della scena musicale. Subito dopo, comparve una nuova categoria: quella dei ricercatori nel campo dell’acustica, dell’elettronica e della tecnologia informatica, che svilupparono strumenti tecnologici utilizzabili dai compositori. All’inizio degli anni ’50, i compositori scelsero gli strumenti elettronici perché erano intenzionati a realizzare qualcosa di differente rispetto alla musica tradizionale eseguita nelle sale da concerto; volevano esprimere qualcosa d’inesistente nella musica convenzionale, e controllare i suoni così come l’intera esibizione. Inoltre non volevano dipendere dai musicisti - che sarebbero sempre stati soggetti ai propri limiti tecnici o alle proprie capacità - o da chi avesse voluto includere una personale interpretazione della musica durante l’esibizione.
La nuova tecnologia portò con sé ampi e complessi studi dove gli ingegneri assistevano i compositori.
Gli studi disponevano di un’ampia collezione di attrezzature elettroniche che insieme andavano a formare una sorta di “strumento gigante”, con cui realizzare un nastro che poteva essere riprodotto in qualsiasi luogo in cui l’acustica e l’attrezzatura fossero state adeguate.
Questi “strumenti” lavoravano con una forma di sintesi del suono, un suono prodotto per così dire “dal basso verso l’alto”, al contrario della “musique concrète”, che lavorava con suoni registrati. Con tali strumenti era possibile creare suoni con frequenza fondamentale ed armoniche a proprio piacimento. Si potevano generare diversi tipi di rumore, come il rumore bianco (un suono vorticoso come quello di una radio FM non sintonizzata). Usando i filtri era possibile modificare il rumore, creare superfici sonore, suoni statici o in movimento.
Alcuni suoni e timbri erano piuttosto semplici da creare, mentre altri richiedevano molte ore di lavoro per appena pochi secondi di suono.
All’inizio degli anni ’50 uno degli studi più importanti si trovava a Colonia, in Germania, ed è qui che lavorava il compositore Karlheinz Stockhausen. Stockhausen era un compositore tradizionale che scriveva musica strumentale moderna, ma che accolse con piacere la possibilità di comporre musica elettronica e sperimentare con differenti suoni, movimenti e forme.
All’inizio compose pezzi di musica elettronica pura; in seguito però combinò suoni elettronici su nastro e semplici effetti (come la modulazione ad anello) con strumenti tradizionali e voci.
Nel 1957, il compositore Gunnar Sønstevold produsse il primo pezzo di musica elettroacustica utilizzando una tecnologia piuttosto semplice. Combinazione di “musique concrète” e musica elettronica, il pezzo fu realizzato alla Public Broadcasting Station per essere utilizzato in una piece prodotta dalla Radio Theatre. In aggiunta al nastro, Sønstevold utilizzò un cantante e un violinista, e il brano fu presentato l’anno seguente come lavoro a sé stante dal titolo “Intermezzo.”
Anche se Sønstevold continuò a usare l’elettronica nella propria musica, Arne Nordheim e Kåre Kolberg sono comunemente considerati i pionieri norvegesi della musica elettronica dei tardi anni ’60. Nordheim si trasferì in uno studio a Varsavia per poter realizzare le sue idee. Il suo lavoro esclusivamente elettronico “Solitaire” si concentra sul concetto di tono puro e sulle sue qualità nitide e penetranti (il termine solitario indica un diamante incastonato su una montatura). In altri lavori, Nordheim unisce timbri elettronici a esecuzioni strumentali e vocali dal vivo.
Clicca qui per ascoltare un estratto di "The Emperor's New Tie" di Kåre Kolberg.
Clicca qui per ascoltare un estratto di "Solitaire" di Arne Nordheim.
Clicca qui per ascoltare un estratto di "The Storm" di Arne Nordheim.
La crescita della microelettronica - incluso lo sviluppo dei transistor e in seguito dei microchip negli anni ’60 e ’70 - creò nuove possibilità di fare musica. Comparvero sulla scena le music machines, strumenti relativamente piccoli in grado di generare suoni unici. Forse i più noti sono il “Moog” (dal nome del suo inventore) e il Synclavier. Tali strumenti avevano una tastiera, esattamente come l’organo o il piano, e assomigliano ai primi “sintetizzatori” commerciali.
Il primo e più famoso tra questi era lo Yamaha “DX7”. Questo sintetizzatore era basato su un particolare sistema di sintesi chiamato sintesi-FM, sviluppato da John Chowning presso la Stanford University in California. Lo Yamaha “DX7” disponeva di un certo numero di preset, ognuno dei quali portava il nome di un comune strumento musicale o suono. Con un po’ d’iniziativa era però possibile programmare e creare nuovi suoni. Lo strumento poteva essere programmato in modo da non suonare soltanto le note della scala temperata, ma anche intervalli microtonali.
Lo Yamaha’s “DX7” e altri strumenti simili crearono condizioni nuove per la musica elettroacustica, sia nell’ambito della moderna musica “classica” sia in altri generi come jazz, rock e pop.
Non passò molto tempo prima che il “campionatore” arrivasse sulle scene, simile al sintetizzatore nell’aspetto, ma con suoni registrati per mezzo di un microfono e modificati per essere memorizzati e riprodotti. Questa tecnica, ad esempio, rende possibile “campionare” il rumore di un bicchiere che si rompe e utilizzarlo “cromaticamente” suonandolo sulla tastiera.
Questi strumenti erano simili a piccoli computer, e divennero persino più popolari quando si scoprì che era possibile utilizzarne diversi contemporaneamente o controllarli da un singolo computer. Per permettere lo scambio d’informazioni, fu sviluppato un sistema di comunicazione che divenne uno standard in tutto il mondo: MIDI (Musical Instrument Digital Interface).
I campionatori divennero sempre più facili da usare, e furono scritti numerosi programmi per controllare gli strumenti, per registrare, editare e memorizzare i suoni e per fini di notazione. Non ci volle molto prima di scoprire come utilizzare, a mo’ di veri strumenti musicali, diversi tipi di “personal computer” presenti sul mercato, combinando funzioni di registrazione, editing, sintesi e riproduzione sia di materiale proprio sia di altre registrazioni. Era possibile persino la produzione di CD. Tutto ciò portò a una sorta di democratizzazione della musica, in quanto strumenti e attrezzature di produzione divennero accessibili su scala più ampia.
I tecnici e i compositori interessati alla tecnologia sono stati considerati i primi a fare da apripista in questa rivoluzione, producendo un tipo di musica riconosciuta più per le capacità tecniche che per le sue qualità estetico-artistiche.
Ma gli “studi casalinghi” non potevano rimpiazzare i più grandi studi in cui si effettuavano ricerche e sperimentazione. Le migliori attrezzature erano ancora troppo costose per la maggior parte dei compositori, perciò i grandi studi erano gestiti da istituzioni e organizzazioni. Alcuni tra i più conosciuti sono l’IRCAM a Parigi, il Banff Art Center in Canada, il CCRMA alla Stanford University in California, il MIT Media Lab al Massachussetts Institute on Technology a Boston, e gli studi della University of California a San Diego, della Columbia University e della Princeton University, tutte negli Stati Uniti.
Il NOTAM è il più grande studio di musica elettroacustica in Norvegia; un centro con apparecchiature avanzate e una rete di compositori, accademici e tecnici. Questa collaborazione ha il fine di garantire attenzione agli sviluppi esteri, di creare nuovi strumenti e software, e di comporre ed eseguire nuova musica elettroacustica. Il NOTAM è coinvolto in svariate forme d’arte intermediale che interessano musica, immagine, video, danza, performance, dramma e Internet.
I compositori hanno ancora molte storie inascoltate da raccontare, e si continuerà a sviluppare nuovi strumenti affinché tutto ciò possa essere reso possibile.
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